Giorno della Memoria 2022

27 gennaio 2022 – Il dovere della memoria

«C’è una pagina importante della nostra storia, affossata per più di mezzo secolo, che riguarda la schiavitù nei Lager nazisti di 716.000 militari italiani dopo l’8 settembre 1943, 33.000 deportati politici (militari e civili) e 9.000 zingari ed ebrei d’Italia e dell’Egeo, gettando nell’angoscia, in Italia, 8.000.000 di familiari e amici, come ammise anche Mussolini.» (Claudio Sommaruga)

Noi Alpini sentiamo ancora vicine le testimonianze di molti Reduci che ci hanno raccontato le loro dure esperienze dei venti mesi di prigionia dal settembre 1943 al maggio 1945, e abbiamo fatto nostro l’impegno a non dimenticare le loro sofferenze.

Anche quest’anno, in occasione del Giorno della Memoria, noi Alpini milanesi vogliamo tener vivo il ricordo di quegli eventi con un documento dalla testimonianza di Claudio Sommaruga, che è disponibile nel sito www.milano.ana.it http://

e con quanto diffuso nella sua pagina Facebook da Mariella Fusi (che ringraziamo per la cortese disponibilità) in ricordo del padre Attilio, classe 1921, Alpino del 6°, Reduce di Russia, Internato Militare Italiano e già Capogruppo di Bagolino (BS) per vent’anni.

Attilio Fusi – Lager STALAG 1B – Matricola 7950

Catturato al Brennero dai tedeschi per essersi opposto, come altri, al nazifascismo, il papà Attilio Fusi fu internato nel lager della Prussia orientale (ora Polonia). Un’esperienza, durata circa due anni, veramente dolorosa fatta di costanti punizioni, di una continua convivenza con la morte, con il freddo, con le malattie e con la fame. Nel lager, trattato come bestia, privato della propria dignità e non considerato, come tutti i soldati italiani, prigioniero di guerra bensì internato militare, non poté neppure godere delle tutele degli Accordi Internazionali e degli aiuti materiali della Croce Rossa. In un simile luogo, in cui inesorabilmente la vita scorreva nella sua drammaticità e in cui si aveva la certezza di essere stati totalmente dimenticati ed abbandonati, la corrispondenza rappresentava il solo collegamento con il mondo esterno e con i propri affetti. Si doveva però mentire sulle proprie condizioni di salute, nulla si poteva scrivere sugli orrori che quotidianamente gli occhi vedevano per non subire la censura che avrebbe interrotto quell’ unico magico momento. L’arrivo di una lettera o di una cartolina suscitava tanta gioia perché era il segno evidente che almeno i propri cari c’erano e ti ricordavano: «Carissimi genitori invio con la speranza di avere presto vostre notizie. La mia salute è ottima e spero lo sia anche di tutti voi. Invio pure il quarto modulo per il pacco se vi è possibile mettete anche un pezzo di sapone da barba. Saluti cari e baci Attilio».

Dopo tante sofferenze, duramente provato nell’animo e nel fisico, il papà riuscì a “tornare a baita”.

Mai dimenticare!  Ciao papà!

Mariella Fusi